Ci sono infiniti modi di essere donne e infiniti modi di essere mamme. Francesca - protagonista e narratrice di questo diario - è una mamma moderna che si destreggia tra un lavoro insoddisfacente e le avventure quotidiane con
Lucio, il nuovo arrivato.

Ogni mamma può capire perché il racconto delle sue giornate risulti tragicomico: ci sono passeggini multiforme, la fame a tutte le ore, la cameretta da imbiancare, la scelta del nome, le opinioni – un pelo invadenti – di mamme, zie, nonni; c’è il giudizio degli altri e la fatica di ritrovare se stesse dopo il parto, fisicamente e mentalmente.

E in tutto questo a Francesca resta la forza di scherzarci su, di ridere di sé e degli ostacoli quotidiani.

Non una semplice cronaca, Angela Langone fotograta con ironia e leggerezza la faticosa meraviglia dell'essere genitori.

Racconta non solo il mondo di mamma Francesca, ma anche il suo rapporto con papà Davide e l’universo del piccolo Lucio, fatto di giochi e prime parole.
Intorno alle fatiche quotidiane di Francesca ruota anche il rapporto con Mary, l’amica di sempre, una donna completamente diversa da lei, eppure solidale e sempre pronta a ispirare nuovi punti di vista sulle cose. E poi René, papà di Sophia, che insieme al suo compagno contribuisce a rendere l’asilo un luogo aperto a tutte le famiglie, di ogni tipo e da ogni parte del mondo.

Un libro attuale e fresco, dove le storie di ciascuno raccontano l'Italia di oggi che però, a detta di Francesca, non è un Paese per mamme.
 

Diario (tragicomico) di una mamma, di Angela Langone

Intervista all'autrice

  1. Uno dei capitoli del tuo libro si intitola “Non è un paese per mamme”. Lo pensi anche tu? Perché?  

Non è un paese facile l’Italia, per le mamme. Per questo la famiglia, soprattutto la figura dei nonni, è diventata così importante negli ultimi anni: perché le mamme non hanno sufficienti aiuti dalla struttura sociale e dalle istituzioni.

Per esempio, quando ero incinta, avevo notato con piacere che esistono corsie preferenziali per le donne gravide al supermercato, in comune, al laboratorio analisi, ma mi ha stupito il fatto che non appena partorito, non ti viene data nessuna mano. Stai in fila come gli altri, anche se magari il post partum, con un neonato che ti strilla in braccio può essere ancora più faticoso della gravidanza. Il congedo maternità con stipendio pieno è di soli tre mesi dopo il parto per chi svolge lavoro da dipendente, mentre per le libere professioniste è ancora più difficile, in quanto valutato di caso in caso.

Da Diario (tragicomico) di una mamma:

«Il problema», aggiunge Chiara, «è che questo non è un paese per mamme. Non puoi conciliare maternità e carriera». «Esatto!», s’infervora Mary. «Una volta che hai partorito, per tre mesi ti mantengono, ma poi ti devi dar da fare come gli altri. E non è semplice. Per un anno parcheggi sulle “strisce rosa”, ammesso che dove vivi ci siano e che qualcuno non ci si sia fermato sopra alla faccia tua, poi impari ad arrangiarti e ti trascini il bambino anche per chilometri, se non hai trovato un posteggio vicino. Finché sei incinta, rivendica pure la tua corsia preferenziale al supermercato e al laboratorio analisi, ma poi sono fatti tuoi. Se non riesci a trovare un posto al nido, o paghi una baby-sitter o lo lasci a una nonna (santi nonni!, dico sempre io)».

 

  1. Puoi raccontarci in che modo in questo libro hai cercato di spiegare che le mamme non possono (e non dovrebbero) essere sempre perfette? 

Ancora oggi la maggior parte del carico dei compiti e degli impegni relativi ai figli è delle mamme. Sono loro che si assentano dal lavoro per le malattie dei bambini, loro che li portano dai pediatri, e tutto questo cercando di conciliare il proprio ruolo di madre con quello, almeno, di lavoratrice (non parliamo della “vita sociale” a cui si finisce per rinunciare).

Nell’immaginario comune, la mamma “perfetta” si annienta, rinuncia alla sua individualità, ai suoi spazi, per vocarsi completamente ai figli. Cosa che non è richiesta o pensabile per il papà, che come uomo subisce in modo minore l’impatto di essere diventato genitore.

Pur non potendo essere perfette, quasi tutte fanno del proprio meglio per avvicinarsi all’ideale. Spesso rinunciano alla carriera, perché diventa impossibile conciliarla con il ruolo prioritario di mamma. La stessa protagonista del mio libro, Francesca, pensa di licenziarsi e alla fine, pur mantenendo il posto di lavoro, contratta un orario ridotto.

Attraverso il percorso della protagonista, in questo libro cerco di spiegare che non bisogna essere madri perfette, ma persone capaci di trasmettere l’importanza dell’amore per se stessi ai propri figli. Insegnare ai nostri figli a essere felici, dandone l’esempio. Anche questo è un insegnamento.

 

  1. Nel libro ci sono episodi divertenti realmente accaduti? Raccontacene uno.

Dalla quarta parte, “In balia degli eventi”, il romanzo prende un ritmo più serrato. La protagonista viene travolta dagli eventi appunto, dagli umori, dalle decisioni dei suoi genitori, dell’amica del cuore, da cose che accadono alla sorella e dal piccolo Lucio, che avendo ormai compiuto due anni, è nella fase in cui ai bambini viene tolto il pannolino.

In quel periodo bisogna stare sempre all’erta, perché il bambino non ha ancora il controllo completo degli sfinteri e quindi appena annuncia “cacca”, non si può aspettare. Quello che succede a Francesca, di rimanere bloccata nel parco perché mentre chiudevano i cancelli lei era in bagno con Lucio, è successo anche a me.

Due volte, in realtà: io e il mio bambino siamo rimasti bloccati dentro un supermercato e poi anche in un montacarichi.
Che fai in quelle situazioni? Fai finta che la situazione è sotto controllo, così il bimbo non si spaventa.

«Ma stanno chiudendo?».

Corriamo verso l’uscita, il cancello è già chiuso. Ora che ce l’ho davanti al naso, vedo il cartello attaccato alle sbarre: «Attenzione! Oggi il parco chiuderà alle 12:20 per lavori di manutenzione delle aiuole e piantumazione».

Inizio a sbattere la cancellata. «Aiuto, aiuto!».
Lucio ha due lucciconi negli occhi.
«Ma no Lucio, tranquillo! C’è mamma, non succede niente! Dovessi anche scavalcare la cancellata!». (Sì certo, come no, tre metri, sono una ginnasta del salto in alto, io).

 

L'autrice: Angela Langone, lucana d’origine, vive a Saronno con il marito e il suo bimbo Leo. Laureata in lingue e letterature straniere ha lavorato in Austria, Germania e Scozia e poi in Italia come editor e traduttrice. Attualmente si occupa di comunicazione digitale e gestisce il magazine online viviconstile.it.

Edizioni Sonda

Diario tragicomico di una mamma, copertina del libro

 

 

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