Impatto degli antibiotici sugli ecosistemi. Questa mattina ho sentito su Radio24 l'intervista a Paola Grenni, una delle tre ricercatrici italiane che sono state premiate con l'Elsevier Atlas Award relativamente all’articolo scientifico dal titolo “Ecological effects of antibiotics on natural ecosystems: A review” pubblicato sulla rivista Microchemical Journal. Il premio è stato consegnato alle ricercatrici dell’IRSA-CNR Paola Grenni, Valeria Ancona e Anna Barra Caracciolo in presenza del Direttore del Dipartimento “Scienze del sistema terra e tecnologie per l'ambiente” dott. Fabio Trincardi, a rappresentanti del Ministero dell’Ambiente, dell’Istituto Superiore di Sanità, della Società di Scienze Farmacologiche Applicate (SFFA) e della Comunità scientifica italiana.

Premiazione delle ricercatrici Paola Grenni, Valria Ancona e Anna Barra Caracciolo

Innanzi tutto sono stata felicissima di questo riconoscimento a delle donne scienziate, così che si possa continuare a scardinare l'idea che la scienza sia da coniugare al maschile. 

Ora vi racconto, da non scienziata, ciò di cui stiamo parlando e che credo sia importante per la salvaguardia dell'ambiente, per la ricaduta che questa salvaguardia avrà in futuro sulla salute pubblica, nostra e dei nostri figli e per capire che è anche nostra responsabilità contribuire a questa tutela.

Nell'articolo citato si fa una correlazione tra l'assunzione degli antibiotici, naturalmente seguita dall'espulsione di parte degli stessi, e le modifiche e i problemi derivanti da queste molecole che finiscono nell'ecosistema (acque superficiali).

L'acqua reflua naturalmente passa attraverso depuratori che però, attualmente, non sono in grado di abbattere le molecole degli antibiotici, e tuttavia le molecole sono molto attive sulle comunità microbiche e sugli ecosistemi naturali.

Ciò porta alla formazione di super batteri, ovvero batteri che hanno sviluppato resistenza agli antibiotici.

Bisogna intervenire

  • investendo con studi ad hoc per migliorare l'efficienza degli impianti di trattamento di acque reflue
  • limitare il consumo degli antibiotici, da utilizzarsi esclusivamente sotto prescrizione medica;
  • le pastiglie di antibiotico che avanzano da una cura non devono assolutamente essere eliminate nella spazzatura ma conferite negli appositi contenitori delle farmacie.

 

A questo proposito anche la SIN - Società Italiana di Neonatologia lancia un ulteriore allarme 

RESISTENZA AGLI ANTIBIOTICI, RISCHIO ANCHE PER I NEONATI

Sulla scia dell’allarme dell’Oms, la Società Italiana di Neonatologia interviene sul tema, durante il XXIII Congresso Nazionale

Una recente analisi dell’Oms mostra la grave mancanza di nuovi antibiotici per combattere la crescente minaccia della resistenza antimicrobica, classificando le infezioni antibiotico-resistenti come la più grande minaccia per la salute.

Nel mondo ogni anno si verificano 700.000 decessi causati da microrganismi multiresistenti (Hampton 2015). Si stima che dal 2050 i decessi saranno 10 milioni all’anno, superando anche quelli per neoplasie (8 milioni all’anno circa) (fonte: The Review on Antimicrobial Resistance, J.O’Neill; Hampton 2015).

Anticipando più di un anno fa l’allarme lanciato dall’Oms nei giorni scorsi, la SIN considera la sempre più frequente presenza di microrganismi multiresistenti un pericolo estremamente grave per i piccoli pazienti, che deve essere affrontato su due fronti: l’impegno delle case farmaceutiche nell’attività di ricerca e il rafforzamento della prevenzione, soprattutto attraverso un uso responsabile degli antibiotici.

L’Italia è tra i Paesi più a rischio perché è tra quelli dove c’è un eccessivo uso di antibiotici con conseguente aumento di batteri multiresistenti.

La scelta di prescrivere o non prescrivere gli antibiotici da parte del pediatra può essere a volte molto difficile. In generale si può dire che se da un lato è vero che è necessario ed urgente ridurre l’uso inappropriato di antibiotici, e l’ideale sarebbe poter sempre iniziare un trattamento antibiotico sulla base di esami colturali, a volte, quando i dati clinici e di laboratorio lo richiedono, deve essere messa in atto una terapia empirica.

“È necessario innanzitutto che l’utilizzo degli antibiotici venga attentamente valutato in modo da evitare una eccessiva prescrizione e un uso, a volte, non corretto con conseguente aumento di microrganismi multiresistenti. – afferma la Società Italiana di Neonatologia. Specialmente negli ospedali dovrebbero essere attuate tutte le strategie preventive per ridurre il rischio infettivo con particolare attenzione al lavaggio delle mani e all’utilizzo di programmi di “Antibiotic Stewardship”.

Tali “superbatteri”, come sono stati battezzati, possono diffondersi molto rapidamente da ospedale a ospedale e diventano resistenti agli antibiotici in tempi brevi. Su 4 milioni di decessi in epoca neonatale che avvengono ogni anno nel mondo, circa 1,4-1,5 milioni sono causati da patologie infettive spesso causate da microrganismi multiresistenti.

Tra questi sono sempre più frequenti le segnalazioni di casi di tubercolosi da Mycobacterium tubercolosis  resistente ai farmaci finora utilizzati e questo tipo di tubercolosi provoca 250.000 decessi ogni anno nel mondo. In Italia, i casi di TBC sono 3.769 (dati 2015); nello stesso anno i casi registrati di Tubercolosi resistente ai farmaci sono stati 81. (dati Ministero della Salute e ISS).

Per far fronte al problema delle antibiotico-resistenze, per la SIN occorre innanzitutto il riconoscimento dello stesso da parte degli organi di controllo e dei governi. Il Ministro della Salute Beatrice Lorenzin ha già confermato questa emergenza come una priorità di sanità pubblica, inserendola nel piano nazionale della prevenzione 2014-2018. In secondo luogo bisogna avviare partnership tra pubblico e privato per la scoperta di nuovi antibiotici. Terzo aspetto è la prevenzione delle infezioni con misure igieniche adeguate e l’utilizzo di programmi di “Antibiotic Stewardship”.

 

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