Aborto. Chi sono le donne che ricorrono all’IVG? Cosa le ha condotte a questo passo doloroso? Come si sentono quando si siedono davanti a noi? Quali sono le loro aspettative? Vorremmo conoscere le risposte a queste domande per essere in grado di offrire loro la soluzione più adeguata e possibilmente per fare in modo che questa esperienza dolorosa non si ripeta in futuro.

Premessa
L’analisi delle caratteristiche delle donne che fanno ricorso all’aborto volontario aiuta ad approfondire la conoscenza del fenomeno, con l’obiettivo di promuoverne la prevenzione.

Dalla Relazione annuale al Parlamento sulla IVG, emerge che nel 2020, il ricorso all’IVG è diminuito in tutte le classi di età, specie tra le giovanissime. I tassi più elevati riguardano le donne di età compresa tra i 25 e i 34 anni. Anche la percentuale di IVG effettuate da donne con precedente esperienza abortiva continua a diminuire e nel 2020 è risultata pari al 24,5%, tra i valori più bassi a livello internazionale. È auspicabile che questo trend sia riconducibile ad un maggiore e più efficace ricorso ai metodi per la procreazione consapevole, ma potrebbe anche essere dovuto ad un maggiore ricorso alla contraccezione di emergenza.

Le IVG tra le donne straniere, dopo una progressiva stabilizzazione, risultano in leggera diminuzione, in analogia a quanto osservato nei decenni precedenti tra le donne italiane. Nel 2020, sono state il 28,5% di tutte le IVG, mantenendo, per tutte le classi di età, tassi di abortività di circa 2-3 volte più elevati rispetto a quelli delle italiane.
Purtroppo la Relazione Ministeriale non fa emergere, pubblicando i dati chiusi e aggregati per Regione, il dettaglio territoriale, che permette di capire dove manca il servizio che possa garantire il diritto all’IVG.

Differenze tra regioni: al Sud le donne fanno meno ricorso all’aborto farmacologico

Si riscontrano importanti differenze geografiche riguardo l’accesso all’aborto farmacologico, che ha visto una crescita sostanziale da settembre 2020 (42% del totale nell’ultimo trimestre 2020 contro il 29% del primo trimestre), dopo la pubblicazione della Circolare di aggiornamento delle Linee di indirizzo sulla IVG con Mifepristone e prostaglandine.

Le donne nubili (o single) sono più propense ad interrompere la gravidanza rispetto alle donne con una relazione stabile

La scelta di interrompere una gravidanza presenta importanti differenze in base al contesto relazionale e familiare.  Una donna coniugata, con un partner stabile o una famiglia su cui può fare affidamento, ha in genere un controllo maggiore della propria fecondità e la stabilità affettiva può indurla a proseguire anche una gravidanza inattesa, mentre per una donna single, una gravidanza può essere molto più problematica da gestire. La decisione finale spetta sempre alla donna, ma la scelta ha un peso diverso se può essere condivisa con il marito/compagno, o un familiare.

Scolarità e stato socio-economico  

I dati ISTAT evidenziano come vi sia una correlazione tra una bassa scolarità e un basso reddito, o disoccupazione, e il ricorso alla IVG. Queste caratteristiche sono più evidenti nelle donne straniere, specie se molto giovani e non in possesso di regolare permesso di soggiorno.

Considerazioni conclusive

L’interpretazione di questi dati non è semplice né scontata. Tassi più bassi di IVG potrebbero non essere necessariamente un dato positivo. Può significare che poche donne si sentono supportate in questa scelta, in famiglia o nella propria cerchia sociale; molte incontrano difficoltà nell’accesso ad una struttura sanitaria, oppure non sono state adeguatamente informate, o non hanno compreso chiaramente la differenza tra IVG chirurgica, IVG farmacologica e contraccezione di emergenza.

Di contro, anche il ricorso alla IVG potrebbe non essere sempre l’affermazione consapevole di un diritto, ma il risultato di una condizione di fragilità, dovuta ad esempio ad una precaria situazione economica, sociale, o relazionale, che non lascia spazio ad alternative.

Dovremmo quindi domandarci, al di là del dato numerico complessivo, se qualcosa è mancato, sia alle donne che hanno scelto l’IVG, sia a quelle che non l’hanno scelta: ad esempio un ascolto empatico non giudicante, un counselling adeguato all’età, al contesto socio-culturale, all’etnia. Ci auguriamo in futuro che il trend del ricorso alla IVG si confermi in calo, ma che sia sempre espressione di una scelta consapevole, possibilmente nella condivisione delle motivazioni e dei timori che la stessa comporta.

Fonti:
epicentro.iss.it
ISTAT report dicembre 2014
Relazione del ministro della salute sulla attuazione della legge contenente norme per la tutela sociale della maternità e per l’interruzione volontaria di gravidanza (legge 194/78)
sanita24.ilsole24ore.com

Dr.ssa Marina TOSCHI- Studi Medici ELLERA 2000- V Gramsci 10 - Ellera Corciano- PG

 

Ritratto di Redazione

Posted by Redazione